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Domenico SFORZA

..presenza di figure, a volte anche stilizzate, con riferimenti alla mitologia greca, al mondo della letteratura e del teatro, al tema del ritratto-omaggio di alcuni maestri amati e studiati, con costanti "sconfinamenti", durante le varie fasi, nel genere non tanto della cosidetta pittura astratta, ma in quello di immaginarie forme plastico-architettoniche, cogenti o liberatrici.
..una pluralità di interessi e suggestioni, di un'articolato immaginario, di studi specifici condotti su più livelli. La pittura dell'autore cerca a fatica un difficilissimo, ma costante dialogo, con quella che definisce "Linea dell'alta tensione", quel filone tessuto, a partire dal rinascimento, con una relazione a trama fitta tra le sue componenti.. una pittura giocata sul filo di un'espressione che più volte si fa nervosa, dura, fortemente critica e, spesso, anche tragica, nel confronto-scontro con la realtà umana..
Anna Giangaspero

 

 

 

Domenico Sforza
Nato a Terlizzi (Ba) nel 1960 dove risiede e lavora. Si diploma al Liceo Classico Sylos a Terlizzi e si laurea in Architettura a Pescara (Pe) con tesi in Composizione. Ha svolto l'attività professionale in Puglia, ha svolto l'insegnamento di Disegno e Storia dell'Arte al Liceo Scientifico Fermi di Bari ed ettualmente nel Liceo Pedagogico Liguistico di Molfetta (Ba). Ha partecipato a numerosse collettive in vari luoghi, compreso "Il Fortino" di Bari ed anche allestimento mostre personali nel Cstello di Sannicandro di Bari, in quello di Barletta, nella Chiesa romanica "La Vallisa" di Bari, nel Convento delle Clarisse e nella Pinacoteca De Napoli a Terlizzi. La sua pittura oscilla tra una ricerca formale non figurativa ed una più propriamente figurativa, secondo, secondo un attegiamento di assoluta libertà espressiva inaugurato già dalle Avanguardie e riconfermato nella contemporaneità da figure come Gerhard Richter.
Nota critica di... Nicola Pice 
PAIN.THINGS è tutto l'universo pittorico di Mimmo Sforza, un universo metaforico. Tutto appare talmente pensato e interiorizzato da sembrare come il suo stesso subcosciente. Una pittura che si sprigiona e si innalza come un urlo, una lama, una luce elettrica e si traduce in pura energia e marea di immagini oniriche, surreali simboliche e metafisiche. O cattura scaglie di bagliori lucenti che palpitano, vibrano, stordiscono. Una pittura che non trascura l'ambito figurale, ma senza cadere mai nel compiaciuto raconto e nella illustrazione della piatta realtà e si trasforma nella metafora di una iterpretazione calata in un insieme di colori perfettamente fusi che ti lascia cogliere l'ombra della luce che serpeggia o sentire l'acre profluvio di memorie non disperse. In fondo che si libra nei suoi voli tra idee e finzioni, tra parvenze dolenti e mutazioni felici e si fa paesaggio interiore, angolo di biblioteca, luogo dell'anima, concentrato della propria esistenza. Nascono così i suoi miti prediletti: Faust o della sete di conoscenza e della lotta tra virtù e vizio, Prometeo o della solitudine e disperazione, Amleto o del bisogno di meditazione sull'inconsistenza della vita, don Chisciotte o della vita tra sogno e ombra. Figure allegoriche immerse nel mondo del quotidiano per significare l'inferno della reificazione, della falsità, dell'ambiguità, della vanitas vanitatum in maniera paradigmatica ritratta in quella maschera tragica urlante. A questo si aggiungono le figure umane stilizzate, con autobiografiche coppie falciate dalla luna che comunque le collega, volti assai spesso scarnificati o figure caratterizzate dalla frantumazione, sempre con la preoccupazione di esprimere la vera essenza dell'uomo contemporaneo mosso da tempeste sentimentali e rovelli interiori. E poi le immagini eteree di lenzuola e panni stesi al vento tra sole e polvere di strada, di una casa tra le nuvole quali momenti di memorie incancellabili. Tutto sotto il segno di un piglio visionario, dettato da una energia creativa che preferisce l'astrazione e si realizza su grandi campiture colorate evocanti di volta in volta echi e modelli pittorici prediletti. Non è il reale che importa, ma l'estenzione dell'anima, non il racconto di un paesaggio, ma la sua visione sentimentale, il suo tempo lungo e non caduco, la sua qualità mistica e visionaria, senza il timore di sconfinare nell'utopico. Un racconto per immagini di straripante energia che si nutre di dubbi e certezze, visioni sognate o trasognate, astrazioni liriche, spasmi dell'anima.